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Guido Gay: vi porto alla scoperta del mio Dedalus.

Guido Gay: vi porto alla scoperta del mio Dedalus.

Incontrare l’ing. Guido Gay, per un subacqueo con la passione dei relitti è come incontrare Dirk Pitt della Numa, (il protagonista dei romanzi di Clive Cussler).

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Il Dedalus all’ormeggio

Una passione per il mare, per l’ingegneria, che sfocia in grandi ritrovamenti: 25 relitti, tra questi, l’”HMS Saracen” e la Corazzata “Roma”. La nave, orgoglio della nostra Marina Militare del periodo bellico e affondata il 9 settembre del 1943 mentre, con a bordo il Capo di Stato Maggiore della Marina Carlo Bergamini, andava a consegnarsi alle Alleati come l’armistizio imponeva.

Raggiungo l’ingegnere a bordo del suo Dedalus, un lussuoso ed enorme catamarano ormeggiato di fianco ad altrettanti splendidi yacht nel porticciolo di “Porto Lotti” a La Spezia che oltre ad una costruzione particolare (progetto e soluzioni sono dell’ingegnere stesso per un’imbarcazione dal modello unico) che nasconde al suo interno attrezzature in grado di reggere il confronto con vere e proprie navi oceanografiche, anzi, di superarle, in quanto, dalle strumentazioni di ricerca profonda alle manovre dell’imbarcazione, basta una persona sola.

P1160338A bordo c’è infatti un sistema di “posizionamento dinamico”, per poter tenere l’imbarcazione ferma in mezzo al mare senza ancorarsi, con un sistema gestito in maniera autonoma da un microprocessore (autoprodotto).

Un sonar a scansione laterale di lunga portata, che durante la navigazione permette di disegnare una mappa del fondale ad oltre mille metri di profondità per una larghezza di 1 Km, con una precisione del rilevamento in grado di percepire oggetti di una ventina di metri di lunghezza, in pratica, quelli di un’imbarcazione romana.

Ma soprattutto, due sottomarini telecomandati, i “gioielli” della produzione della “GayMarine”, l’azienda dell’ingegnere: un Pluto 1000 e un Plutopalla, un piccolisissimo rov capace di arrivare sino a 2.000 metri di profondità.

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L’officina laboratorio.

A completare le dotazioni di bordo, un sistema acustico a base ultracorta e una serie di programmi per calcolare e registrare sul computer tutte le rotte i percorsi e le posizioni, il tutto, “stando comodamente seduti da qui”, mi dice l’ingegnere seduto davanti ad un paio di monitor mentre mi spiega le caratteristiche tecniche del “Dedalus” prima di portarmi a visitare le caratteristiche della barca.

Oltre ad un sistema davvero innovativo per la regolazione delle vele, è la dislocazione degli ambienti che mette la camera padronale al centro dello scafo, con un ampio salone che collega i due scafi. Verso la prua (di destra), un’officina completa di tornio che, se non fossimo certi di essere su una barca, potrebbe essere un fornitissimo garage di un amante dell’hobbistica.

I monitor dai quali l'ingegnere esplora i fondali e può tranquillamente guidare anche l'imbarcazione

I monitor dai quali l’ingegnere esplora i fondali e può tranquillamente guidare anche l’imbarcazione

“Ho sempre messo la passione davanti a tutto” mi dice l’ingegnere “in tutti questi anni ho giocato, mi sono messo alla prova in diverse sfide che hanno permesso di creare strumenti nuovi e particolari, il profitto è una cosa che viene dopo”.

L’efficienza e la qualità dei suoi prodotti sono sotto l’occhio di tutti rientrando tra le dotazioni di tutte le principali marine militari del mondo, nostra compresa.

due sassi ritrovati dentro un'anfora in una recente esplorazione

due sassi ritrovati dentro un’anfora in una recente esplorazione

L’intervista la facciamo in maniera informale, guardando le fotografie dei vari relitti trovati negli anni, osservando i semi ritrovati in un’anfora, apprezzando le piccole soluzioni adottate per mettere in mare il pluto. La prima e scontata domanda è ovviamente quando gli è scattata la passione per l’ingegneria.

P1160332“Da piccolo volevo fare il pompiere, ma è stata una passione passeggera, verso i dieci anni sapevo già che avrei voluto fare l’ingegnere. Ho sempre armeggiato con fili, cavi e più in generale con l’elettricità. Ad essere sincero anche con alambicchi ed elementi chimici, visto che mio padre era un chimico”.

E la sua passione per il mare?

“Sono sempre andato per mare. Ma lavorativamente parlando, appena laureato, ho fatto l’insegnante per quasi due anni, poi sono andato a lavorare per un’azienda ma dopo solo un anno, dopo aver messo appunto ben tre brevetti che non venivano minimamente utilizzati dall’azienda stessa, capii che quel lavoro non faceva per me. Ho deciso quindi di aprire una piccola azienda tutta mia, che si occupava di strumenti elettronici di misura, riuscendo a capire con un decennio di anticipo di come progressivamente sarebbe diventato un lavoro obsoleto. Ho deciso così di occuparmi di esplorazione dei fondali agli inizi degli anni ’70 per fondare sulla fine del medesimo decennio la “Gaymarine””.

Il ritrovamento della “Corazzata Roma” è stata una meravigliosa scoperta…

“Il coronamento di anni di ricerca, che mi hanno permesso di mettere a punto soluzioni sempre diverse per i miei Pluto”.

E adesso? Quali sono le sue prossime sfide?

“Non penso di dedicarmi a qualcosa di specifico. Le prossime sfide sono a profondità troppo elevate. Per indagarle dovrei affidarmi anche a strumentazioni che necessariamente non riuscirei a mettere appunto io”.

Per Gay, infatti, la ricerca dei relitti è solo il fine di una ricerca che parte dalla voglia esclusiva di mettere alla prova, prima di tutto, la propria abilità nella risoluzione dei problemi.

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