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“OceanOne” il ROV con l’Intelligenza Artificiale

“OceanOne” il ROV con l’Intelligenza Artificiale

“OceanOne” è l’umanoide con Intelligenza Artificiale che cambierà in maniera radicale il nostro modo di esplorare gli abissi marini.

“OceanOne” alle prese con esercizi finalizzati alla percezione sensoriale sugli oggetti

Creato nei laboratori della Stanford University, nel cuore della Silicon Valley californiana, dalla mente del prof. Oussama Khatib e dal suo staff di studenti e ricercatori, questo nuovo ROV (Remotely Operated Vehicle, ndr) integra il sistema di pilotaggio remoto, all’Intelligenza Artificiale.

Alto poco più di un metro e mezzo, integra una visione stereoscopica che da l’esatta percezione all’operatore di vedere il fondo del mare, due braccia articolate e un “corpo” che contiene le batterie, 8 potenti propulsori e i vari computer, nonché un volto dalle fattezze “umanoidi”.

In questi anni abbiamo assistito a evoluzioni di “I-Cube”, il piccolo umanoide realizzato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, con robot in grado di riconoscere e saltare ostacoli, di aprire porte in maniera autonoma, “OceanOne” si propone di portare l’Intelligenza Artificiale sui fondali, permettendo in questa maniera di esplorare la fascia batimetrica compresa tra i 100 metri e i 300 metri, esclusa sino ad oggi dalla gran parte delle esplorazioni e che recentemente è stata indicata dai ricercatori come una “zona crepuscolare” che ospita un ecosistema ancora tutto da scoprire.

Le componenti che costituiscono “OceanOne”

Utilizzato già in maniera sperimentale in Mar Rosso, laddove per la delicatezza dei coralli era impossibile per qualunque robot filoguidato evitare di far danni, “OceanOne”, utilizzando l’Intelligenza Artificiale, riesce da solo a percepire quanto stringere un oggetto per avere quindi una presa allo stesso tempo solida in grado di riportare in superficie quanto “strappato” dal fondo ma senza danneggiarlo. Ma anche di capire, grazie ai vari sensori, come orientarsi per rispondere in maniera autonoma alle variazioni della direzione e dell’intensità della corrente marina.

“OceanOne” pronto ad una nuova immersione

Il tramite “tattile” che “OceanOne” riesce a trasmettere all’operatore è un altro aspetto importantissimo che permette di apprendere se quello che tiene in mano sia un oggetto solido, leggero o delicato, come se quelle mani, laggiù nel blu, fossero davvero le sue, creando in questa maniera una sinergia completamente differente, una nuova dimensione di percezione che unisce l’intuizione e le capacità cognitive dell’umanoide con l’esperienza umana.

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