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Tragedia a Palinuro, muoiono tre sub durante un’immersione

Tragedia a Palinuro, muoiono tre sub durante un’immersione

Capo Palinuro (Salerno) – è uno dei gioielli naturalistici del Parco del Cilento, un enorme promontorio calcareo che scende a picco sul mare con scogliere che in alcuni punti sono alte sino a 200 metri.

mappa palinuro

mappa palinuro

Proprio per la sua natura calcarea, il fenomeno carsico e l’erosione hanno generato un patrimonio sommerso straordinario, che rappresenta uno dei principali poli di interesse in tutta Europa, con addirittura 35 grotte dove abitualmente i diving della zona accompagnano turisti e subacquei.

Tra queste la grotta azzurra, la più visitata e la più grande: lunga addirittura 85 metri e larga 90.

In questi anni sono stati molti gli incidenti mortali, tra cui il più recente risaliva al 2012, con addirittura 4 subacquei coinvolti.

L’ultimo di oggi con addirittura tre subacquei i cui corpi sono stati individuati in queste ore.

Parlare di cause è ancora troppo presto. Sicuramente non si può parlare di “grotte assassine” o “grotte killer”, come spesso si finisce per leggere nei titoli dei principali quotidiani, l’immersione in grotta, sebbene in uno spazio per quanto conosciuto e famigliare, è sempre un’immersione tecnica e come tale andrebbe affrontata.

Basta poco, qualche colpo di pinna vicino al fondo per sollevare un po’ di sabbia e generare così una sospensione maggiore, che potrebbe addirittura azzerare completamente la visibilità. Una sorta di fitta “nebbiolina” impenetrabile anche alle luci più potenti.

Cercare a quel punto l’uscita diventa praticamente impossibile. Per questo si utilizza un cavo-guida, nel quale sagolarsi, che come un moderno filo d’Arianna aiuta i subacquei a ritrovare il punto d’entrata.

È questo infatti l’incidente primario delle immersioni in grotta. Perdere l’orientamento e di conseguenza il percorso necessario per riguadagnare l’uscita e così l’aria.

Certo, a volte pare ridicolo l’utilizzo del filo d’Arianna laddove l’immersione avviene abitualmente in uno spazio conosciuto e dall’acqua cristallina, ma proprio questa sicurezza, che porta a saltare alcuni importanti anelli della catena della sicurezza, è la principale responsabilità delle tragedie.

Ora l’iter di indagine sarà lungo per accertare le esatte modalità in cui si è svolta l’immersione e accertarne così le responsabilità oggettive. Perché non sono da escludere altre cause, come un errato carico delle bombole, come fu alla base della tragedia alle formiche di due anni fa o ancora un malore o un incidente che ha coinvolto qualcuno dei subacquei facendo quindi scattare una gestione inattesa dell’immersione che ha fatto perdere la cognizione del tempo e consumare così tutta l’aria disponibile nelle bombole.

Dal profondo del cuore le mie più sincere condoglianze alle famiglie coinvolte, agli amici più cari, per questa ennesima tragedia che coinvolge la comunità della subacquea.

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