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Chiamatemi Ismaele! #MareSottoSopra

“Chiamatemi Ismaele. Qualche ore fa, non importa esattamente quante…”

Ok! Forse mi sono fatto prendere un po’ troppo la mano, ma d’altronde, dopo un paio di ore che scruti l’orizzonte alla ricerca di un piccolo spruzzo, di un bagliore argenteo che si solleva dal mare color ottanio che ti segnala, in maniera inequivocabile la presenza di un cetaceo, bhé, sentirsi a bordo del “Pequod” che punta verso Nantucket piuttosto che in una motobarca della “Golfo Paradiso” verso Camogli, è un attimo e appare più che naturale.

A bordo la “ciurma”, composta da un gruppo davvero vario messo insieme da Pecora Verde per promuovere una nuova meta di escursione fuori dal gregge, invece che arpioni teneva tra le mani smartphone e tablet pronti ad immortalare capodogli, stenelle, balenottere in quello che è il Santuario dei Cetacei al grido di battaglia “#MareSottoSopra”. E in diversi hanno voluto subito rendere omaggio al colore sociale, assumendo in volto, dopo solo pochi minuti di navigazione, in un mare tutt’altro che fermo, una serie di tonalità che davvero molto si avvicinavano al verde.

Ma scoprire il Santuario dei Cetacei è molto di più che osservare le balene, intanto è un’uscita in barca in uno dei tratti di mare più belli del Mediterraneo, spostandosi verso l’orizzonte dove mare e cielo di confondono in una linea indefinita, è scoprire come moderni mori, le case-torri coloratissime di Camogli con la chiesa che scende a pochi passi dal mare, sovrastata dal Castello della Dragonara. È mangiare una fetta di focaccia con le cipolle, rinunciando così a declamare Boudelaire con il suo “Uomo libero, amerai sempre il mare! Perché il mare è il tuo specchio.. [..] a quegli occhi azzurri mentre osservi il sole che tramonta. È una chiacchierata tra gente che conosci solo virtualmente e per Nickname e hashtag e finalmente riesci a incrociarci due parole oltre che un bicchiere di un #VinoDaMare. È comunque una lezione di biologia marina, è un amore per la natura che cresce, è un fascino per un mondo, quello sommerso, che si conosce meno della superficie lunare.

Perché poi, le balene, insensatamente ci ostiniamo a cercarle noi, quando in realtà, sono loro a cercarci, quando vogliono!

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La mia “Fernweh”

Se si pensa ad una lingua povera di vocaboli, soprattutto nell’esprimere sentimenti ed emozioni, la memoria collettiva corre al tedesco, ma è solo nella lingua teutonica che esiste una parola, una soltanto, che da sola riesce a dare un nome all’irrequietezza di fondo dell’esploratore: “Fernweh”. Letteralmente, malinconia per posti in cui non si è mai stati. Una nostalgia di fondo per il viaggio, la scoperta, la ricerca, che è l’esatto opposto di “Heimweh”, che significa “malinconia di casa”. Entrambe, si compensano e si completano, come in una sorta di “Yin e Yang”.

I cinema d’essai

I cinema che frequento io di solito vengono chiamati anche “cinema d’essai”, che sta per “cinema sperimentale”, un modo differente per dire che passano film che difficilmente vedi nelle grandi sale con attori e registi che l’hanno ripetutamente presentato in televisione.

Con Shopinn Brugnato 5 Terre alla scoperta della Val di Vara

Muta “Subea” 3mm della Tribord, “GoPro Hero 3+” nello zaino e siamo pronti!

Direzione? “Shopinn Brugnato 5 Terre”, l’outlet village di recente apertura, che ha organizzato una giornata alla scoperta della Val di Vara assieme alla Igers Community di La Spezia.

Il motivo della muta? Semplice, perché l’intenso programma della giornata parte con l’esperienza del torrentismo!

L’appuntamento alle nove di mattina è direttamente all’”info point” del Village, che organizza questa, ma anche altre interessanti attività per chi, costretto ad accompagnare mogli, fidanzate o famigliari allo shopping, cerca di impegnare il proprio tempo in altra maniera.

La mia presenza a questo insta/blog tour è proprio per queste attività, mentre Marta, la mia compagna, sarà invece nel lato shopping con Silvia e le altre blogger.

Muta indossata, trasferimento in pulmino, ripida discesa nel bosco ed eccoci all’ingresso nel fiume: il primo salto di una lunga serie, lungo gli 800 metri del percorso.

Due ore abbondanti per un percorso facile e divertente, per una delle varie attività che organizzano perché assieme al canyoning c’è la possibilità di scendere il fiume in tutta sicurezza con la canoa, per i più esperti, e grazie anche ad un accordo con la centrale idroelettrica che rilascia ad orari precisi una piccola onda, anche l’emozionante possibilità di una divertente discesa in rafting.

Sfradici e contenti, il gruppo “adventure” si ricollega al gruppo “shopping” alla “Trattoria del Gusto” sempre presso Shopinn, che, legata alla forte tradizione culinaria locale, con la vicinanza a zone certificate del biologico, offre menù a km zero che da soli meritano la visita

Gardaland e “Zero G”

Tantissimi anni fa i miei mi portarono a Gardaland. Il parco divertimenti di Prezzemolino. Ora io non so se c’è più Prezzemolino, ma la mia generazione, quella che guardava Bim Bum Bam, se lo ricorda benissimo.

Allora a Gardaland non c’era “Blue Tornado”, c’erano il percorso nei carrelli della miniera del “Far West”, il “Colorado Boat”, ovvero le rapide da affrontare con la canoa, “Abu Simbel” e la “Valle dei Re”, ma soprattutto c’erano le “Montagne Russe”, allora le uniche in tutta Italia e le più alti d’Europa, o almeno così diceva la pubblicità, e c’era anche una torre che ti portava alto, altissimo (almeno per me) e che ti faceva rotare prima di lasciarti “cadere” verso terra: “Ikarus”, o qualcosa di simile.

Io allora avevo una “fifa matta”. Il coraggioso era mio fratello, che volle persino mettersi in prima fila sulle montagne russe! Non che io mi tirassi indietro, ma non impazzivo di gioia a farmi mettere a testa in giù o a farmi “ballonzolare” come se fossi seduto su una lavatrice, soprattutto se non ero io a decidere come, dove e soprattutto per quanto tempo.

Ricordo che neanche mia mamma era entusiasta di accompagnarmi al secondo giro sulla torre rotante “Ikarus”. Io allora le diedi la mano, la guardai negli occhi e le dissi: “Mamma, non c’è da avere paura. Basta chiudere gli occhi! Poi dopo un po’ si ferma”.

Questa sera sono a due passi dall’aeroporto di Merignac, alle porte di Bordeaux, in una minuscola stanza di un albergo che sembra quasi un motel, un “motel dei cieli”. Ho mangiato poco e male, ma soprattutto, non ho sonno.

Fra poche ore salirò a bordo di un “Airbus 300″ che mi porterà sopra un tratto di Oceano Atlantico, lontano dalle rotte usuali del traffico aereo, poi improvvisamente incomincerà a salire dai 2.000 piedi di quota sin quasi a 10.000 con un angolo dapprima di 45° sino ai 60°, poi si lascerà cadere, sempre con i soliti 60° verso il mare.

60° gradi sono tantissimi e dai finestrini io e il resto dell’equipaggio potremmo guardare la terra che ci verrà velocissimamente incontro; ma solo per un attimo, poi incominceremo a muoverci per l’aereo simulando l’assenza di gravità. Fluttueremo per una ventina di secondi e lo faremo per una trentina di volte, prima di atterrare nuovamente, si spera, concludendo così la 60sima Campagna di Volo Parabolico organizzata dall’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea.

Ecco, io ora non lo so perché questa sera mi sia venuto in mente proprio Gardaland e Prezzemolino, ma se domani, dovessi avere paura per un momento, mi basterà chiudere nuovamente gli occhi e pensare che tanto poi, dopo un po’, si ferma.